Le Origini della Fotografia - Capitolo 1
- Luca Tulli © Fotografo Per Passione
- 3 dic 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Il termine " fotografia " deriva dal greco antico ed è composta dai due parole (phôs), luce e (graphè), scrittura o disegno. Quindi, scrittura eseguita con la luce.
La LUCE, quindi, è l'elemento base su cui si fonda ogni tecnica fotografica !!!
La foto sgranata in basso è quella che viene considerata la prima fotografia del mondo, Vista dalla finestra a Le Gras, scattata nel 1826 dal francese J.N. Nièpce.

Con il tempo e la diffusione della fotografia si sono ottenuti materiali ed apparecchi sempre più perfezionati e sofisticati, ma la tecnica di base dei primi fotografi è rimasta inalterata nella sostanza. E anche oggi, con la tecnologia digitale che ha oramai sostituito i materiali sensibili ed i rullini, la sostanza dal punto di vista ottico è rimasta immutata. Insomma, in circa 200 anni non c’è niente di nuovo sotto il sole a livello di principio: di nuovo ci sono gli uomini, la cultura, le abitudini e le conoscenze. Quello che è cambiato nel corso degli anni è il nostro rapporto con le immagini fotografiche.
La fotografia nasce da tante vicende differenti, dalla combinazione di tanti elementi, che appartengono da una parte alla storia della pittura e della cultura dell'immagine, dall'altra alla fisica e all'ottica. La prima tappa fondamentale nella storia affascinante della Fotografia è stata l'invenzione della Camera Oscura, parte essenziale della macchina fotografica.
L’uomo non ha inventato nulla, è stato solo abile nell'imitare un "brevetto" della natura.

L'occhio umano, infatti, è costruito sullo stesso principio della camera oscura: la lente dell'obbiettivo corrisponde al cristallino e il foro di entrata della luce alla pupilla, al di là della quale si trova la camera oscura dell'occhio, sul cui fondo vi è la retina, dove si proiettano, rovesciate, le immagini del mondo esterno. Noi vediamo le immagini dritte perché il nostro cervello con un procedimento incredibilmente affascinante e complicato le raddrizza.
Indistintamente tutti gli apparecchi fotografici, anche i più' moderni, sono formati da una piccola camera oscura, che sfrutta quello che è uno dei più' elementari fenomeni dell'ottica. L'effetto "camera oscura" si nota a volte, durante le ore più' luminose dell'estate, al chiuso di stanze nelle quali la luce filtra attraverso le persiane e proietta, capovolte sul muro o sul soffitto, le immagini della strada. Questo è il principio fondamentale della camera oscura.

Sembra che il primo ad averla concepita sia stato Aristotele, addirittura nel IV secolo a.C. allo scopo di osservare un'eclissi di sole. Nel 1039 l'erudito arabo Alhazan Ibn Al-Haitham la usò anche lui per osservare un'eclissi.
Una camera oscura gigante fu costruita nel 1646 ad Amsterdam dall'olandese Athanasius Kircher. Le dimensioni erano tali che il disegnatore (ed eventualmente un suo aiutante) poteva entrare all'interno della camera oscura. Su una parete un piccolo buco consentiva alla luce di passare andando a riprodurre il paesaggio esterno sulla parete opposta. Il disegnatore in piedi tracciava su un grande foglio steso sulla parete i tratti del paesaggio. Il disegno veniva poi completato nello studio dell'artista.

Finalmente, nel 1685, il tedesco Johann Zahn realizzava una "camera oscura" a reflex che perfezionava quella descritta da Della Porta. Aveva nell'interno uno specchio, collocato a 45 gradi rispetto alla lente dell'apertura, che rifletteva l'immagine su un vetro opaco. Ponendo un foglio da disegno sul vetro, era possibile disegnare l'immagine così proiettata, ricalcandone i contorni visibili in trasparenza. Zahn costruì in seguito una macchina più piccola e di uso meno complicato, trasportabile ovunque. Uno strumento di grande ausilio per disegnatori tecnici e pittori che continuò ad essere usato per
almeno due secoli.
Esso si basava sullo stesso identico principio grazie al quale funzionano oggi le moderne fotocamere reflex.
II fotografo dell’800 doveva portare con sé un'attrezzatura di peso considerevole: oltre alla macchina fotografi¬ca e al cavalletto, aveva bisogno di un intero laboratorio fotografico mobile, sotto forma di tenda o carrozza oscurabile. Era indispensabile possedere no¬zioni di chimica e ottica, una grandissi¬ma abilità manuale, per preparare sul posto le lastre, sensibilizzarle e, dopo l'esposizione, svilupparle e fissarle. Nel 1884 l'americano George Eastman fabbricò le prime pellicole in rullini da 24 pose. Nel 1888 lanciò sul mercato un nuovo rivoluzionario apparecchio di piccole dimensioni (solo 18 cm di lunghezza).

Conteneva un caricatore da 100 pose. Dotato di fuoco fisso e di una velocità di otturazione vicina a 1/25 di secondo, dopo l'ultimo scatto doveva essere rimandata alla casa produttrice che sviluppava le 100 foto e ricaricava la macchina con un altro rullino. Costava 25 dollari e veniva reclamizzato con lo slogan «Voi premete il bottone, noi faremo il resto». Venne chiamato con un termine onomatopeico divenuto famoso nella storia della fotografia: Kodak.
Eastman introdusse nel 1891 le prime pellicole intercambiabili.

Nel 1923 venne immessa sul mercato una
nuova macchina fotografica, leggera e versatile: la Leica progettata da Oscar Barnack. Questa fotocamera è davvero importante perché ha segnato l’ingresso del formato 35mm nella fotografia: 35mm indica la larghezza della pellicola, mentre 24x36mm indica il formato del fotogramma impressionato (per cui sui 35mm della pellicola per fotografie ci devono stare "solo" i 24mm del lato corto del fotogramma).

Il formato 35mm ha consentito di costruire macchine leggere, di piccole dimensioni e relativamente economiche, permettendo di ottenere immagini di qualità adeguata alla gran parte delle applicazioni. La leggerezza ne ha fatto l'attrezzatura d'elezione per il foto-giornalismo, la foto sportiva e di viaggio.
La prima reflex professionale fu introdotta nel 1991 da Kodak su telaio Nikon F3, con un sensore da 1.3 megapixel ed un costo esorbitante. Nel giro di pochi anni però i sensori digitali hanno iniziato a fare passi da gigante: già con quelli da 3 MP si è cominciato a parlare di qualità digitale.
E così si è arrivati ai giorni nostri dove l’utilizzo della pellicola è praticamente scomparso, e la continua diffusione “popolare” della fotografia-digitale sta portando continui sviluppi e perfezionamenti.


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